Bersani, ‘Partire da chi è più in difficoltà’

ROMA – “Se partiamo da chi è più in difficoltà, il paese ritroverà la strada”. Così Pier Luigi Bersani, in un tweet, ha spiegato il senso della manifestazione del Pd contro la povertà, che si terrà oggi nel quartiere Corviale a Roma.

(di Cristina Ferrulli) – Tutti i possibili candidati al Quirinale, da Massimo D’Alema a Romano Prodi fino a Franco Marini, si scherniscono, come si conviene. Ma la partita sul Colle è ormai entrata nel vivo e Pier Luigi Bersani, dopo aver incassato l’ok di tutti i partiti, tranne M5S, a cercare un nome condiviso, sta preparando la rosa su cui provare a chiudere l’intesa. Una partita complicatissima che incrocia non solo la richiesta, in primis di Silvio Berlusconi, di un nome davvero “garante” ma anche la tenuta del Pd, come dimostra il lungo colloquio stamattina tra il segretario e Massimo D’Alema. Il segretario del Pd, che in questi giorni ha incontrato anche Walter Veltroni e Rosy Bindi, ha ripetuto a tutti i suoi interlocutori che per lui l’intesa sul Colle non prelude a larghe intese sul governo.

Per il leader dem l’unica formula possibile, che oggi porterà ‘in piazza’ nel popolare quartiere romano di Corviale, resta ‘un governo di cambiamento’, che nasca con la ‘non opposizione’ di altri partiti, che sia il Pdl o, come ancora spera Bersani, il M5S. Ma Berlusconi, pur avendo accettato martedì scorso di separare i piani, oggi torna a collegare l’accordo sul Colle, anche su un candidato Pd gradito, ad un governissimo. Ipotesi che il leader dem rifiuta di ascoltare nonostante nel Pd in molti ritengono che sia ormai l’unico modo per far partire un governo. Comunque, chiarisce l’ex ministro degli Esteri dopo il faccia a faccia con Bersani, il governo si formerà “sulla base dell’iniziativa del presidente della Repubblica”. Sono due, quindi, gli schemi di gioco possibili e da lì uscirà il prossimo presidente della Repubblica: se intesa sarà con il Pdl, e colloqui e contatti in questi giorni sono frequenti, i nomi più quotati sono quelli di Massimo D’Alema, Giuliano Amato, Luciano Violante, Anna Finocchiaro. Franco Marini, candidato ‘spinto’ dall’area ex Ppi del Pd, mette le mani davanti: “Per carità, sono solo voci, la cosa non esiste…vedremo”. Se, invece, il prossimo incontro tra Bersani e il Cavaliere finirà male, Bersani potrebbe puntare su Romano Prodi, sperando di ottenere dalla quarta votazione i voti dei grillini e magari poi anche il via libera a formare un governo di minoranza. Anche se la rosa dei quirinabili non è ancora definita, il segno che la partita è ad una stretta si deduce da niet e plausi che i favoriti ricevono. Oggi Roberto Maroni, che aveva rivendicato un ruolo autonomo della Lega sul Colle rispetto al Pdl, stronca l’ipotesi di Giuliano Amato. Così come Matteo Renzi, dopo l’incontro con Massimo D’Alema, considera “ridicola l’idea che il Quirinale adesso tocchi a un cattolico” e non considera Franco Marini il “modello” di candidato al Quirinale. Una stroncatura che pesa dentro il Pd e che alimenta i sospetti dell’area cattolica di un’asse Renzi-D’Alema. Il sindaco di Firenze, contrario ad “accordicchi perché non si barattano 7 anni per le prossime 7 settimane”, assicura però che non darà ai suoi 55 parlamentari “un’ordine di scuderia”. Ma, aggiunge, “so che stanno chiedendo al Pd di rendersi conto che bisogna mettersi in sintonia con la realtà e fare presto”, lasciando intendere un pressing su Bersani per chiudere un’intesa con il Pdl.