Irisbus, governo battuto alla Camera su mozione Idv

Governo in affanno con i numeri in Parlamento. Dopo aver superato sul filo di un solo voto alcuni passaggi alla Camera nei giorni scorsi, oggi e’ stato battuto sia a Montecitorio che al Senato su atti considerati non di rilievo come le mozioni sull’ Irisbus e sulla Rc auto o i pareri in commissione sulla legge di stabilita’che denunciano, pero’, un sempre piu’ crescente affanno nel tenere insieme la maggioranza. Questo stare continuamente ‘sul filo’ ha indotto il Pdl a ritardare l’approdo in Aula di provvedimenti considerati vitali per il premier come le intercettazioni a Montecitorio e la prescrizione breve al Senato. Il timore e’ che in una situazione di fibrillazione tra Pdl e Lega sul tema delle pensioni e in attesa delle risposte dal Consiglio europeo sui provvedimenti che il governo intende adottare per abbattere il debito e favorire la crescita, possa esserci una improvvisa implosione della maggioranza su provvedimenti importanti.

Per ora prevale la cautela e il Parlamento marcia a ritmi lenti e si naviga a vista su cosa calendarizzare. Le difficolta’ maggiori sono alla Camera dove nel pomeriggio il governo e’ andato sotto in Aula prima su una mozione dell’ Idv, che impegna l’esecutivo a consentire all’ Irisbus di continuare a produrre (275 voti a favore e 272 contrari) e, subito dopo, per un solo voto di scarto su una mozione del Pdl che garantiva un adeguato risarcimento a favore delle persone che hanno subito incidenti stradali (280 si’ e 281 no). L’ Idv con massimo Donadi ha parlato di governo ”liquefatto” sostenendo che ”alla Camera la maggioranza non c’e’ piu”’. ”Settimana nuova e sconfitte nuove” ha ironizzato il capogruppo del Pd a Montecitorio Dario Franceschini. ”Il governo e’ stato battuto per la 94/sima volta, non tiene, si sfilaccia” ha detto con tabella alla mano il responsabile Aula del Pd, Erminio Quartani. Ma prima delle sconfitte in Aula, il centrodestra aveva mostrato scricchiolii in mattinata sia alla Camera che al Senato.

A Montecitorio si era concluso con un pareggio, 23 contro 23, il voto non vincolante in Commissione Cultura alla Camera per la nomina a presidente della Biennale di Venezia di Giulio Malgara. Anche se il ministro Giancarlo Galan non ha dato molto peso a questo voto, la deputata del Pd Giovanna Melandri ha sottolineato che con un voto di parita’ la nomina e’ stata di fatti respinta e si tratta di ”una sconfitta” per la maggioranza invitata a trovare un altro candidato per la Biennale. Sempre in mattinata al Senato il governo era stato battuto sul parere della commissione sull’ Unione europea alla legge di stabilita’. Per colpa delle assenze di alcuni senatori del centrodestra era passato il parere della minoranza. ”Il governo e’ stato battuto perche’ in coma”, aveva esultato il senatore Stefano Pedica dell’ Idv che chiedeva addirittura le dimissioni del ministro delle Politiche Comunitarie Bernini. ”Lasciamo oggi alle opposizioni i suoi cinque minuti di gloria ma approveremo la Legge di Stabilita’ senza problemi”, aveva replicato il senatore del Pdl Francesco Casoli.