‘Marcegaglia arrogante’ l’attacco di Calderoli

MILANO – “Non vorrei che la Confindustria si stesse trasformando in una sorta di Cgil degli imprenditori, ovvero in una forza espressione di una oligarchia convinta oltretutto di essere l’unica detentrice della verità”: così il ministro per la semplificazione. Roberto Calderoli, conversando con l’Ansa, interviene sul discorso tenuto ieri da Emma Marcegaglia. “Per carità – aggiunge il ministro leghista – il Governo ascolta sempre con piacere i consigli del mondo imprenditoriale ma mi è sembrato eccessivo il protagonismo sbandierato da Marcegaglia. Ad esempio gli imprenditori dove andrebbero mai senza operai ed impiegati, senza i sacrifici fatti dai loro dipendenti e collaboratori in anni difficili? Insomma i ‘faso tuto mi’ al Paese servono davvero poco. Mentre serve il clima di collaborazione tra le parti sociali che il Governo promuovere ed è servito e serve l’impegno di quella piccola imprenditoria diffusa che sulle proprie spalle ha retto il peso della crisi”. “Il rischio per Confindustria – conclude Calderoli – è di diventare una sorta di Cgil dell’imprenditoria, in cui a dominare sono gli imprenditori che han rinunciato a fare impresa, facendo prevalere la rappresentanza associativa rispetto a chi in silenzio fa Pil e crea posti di lavoro, facendo l’imprenditore veramente”.

CALDEROLI, MARCEGAGLIA ARROGANTE COME MONTEZEMOLO – “Ho trovato una certa arroganza professorale nell’intervento della leader di Confindustria, secondo uno stile, non rimpianto, che fu del suo predecessore Montezemolo, che quello stesso stile adesso vorrebbe portarlo in politica”. Lo dice il ministro per la semplificazione Roberto Calderoli parlando con un giornalista dell’Ansa della riunione dei Confindustria che si è svolta ieri. (ANSA).

MARCEGAGLIA AL PREMIER, TENIAMO NOI IN PIEDI IL PAESE
dell’inviato Paolo Rubino

BERGAMO – “Vogliamo essere attori del cambiamento di tutto il Paese”. La leader di Confindustria Emma Marcegaglia, che ha affrontato le Assise generali di Bergamo con “il coraggio di rimettersi in discussione”, incassa dalla base “un mandato pieno” ad andare avanti. Rilancia così le “poche cose ma chiare e da fare presto” che gli industriali chiedono al governo.

“Non sussidi, non incentivi, non aiuti”. Ed al premier Silvio Berlusconi, che alle imprese ha detto di non chiedere solo ma di fare qualcosa, ribatte: “Lo facciamo tutti i giorni. Perché noi lo teniamo in piedi questo Paese. Contribuiamo per il 70% della crescita del Pil”. Le assise di Bergamo segnano un cambiamento nel rapporto Confindustria-politica?. “In parte sì”, dice la presidente degli industriali. Gli imprenditori sono pronti “anche a fare di più”. Anzi, “il feeling degli imprenditori è: ora facciamo più cose da soli. Perche le cose non arrivano o sono insufficienti”. Così Confindustria rilancia l’agenda delle priorità. “Da mesi diciamo che il Paese deve ritornare a crescere”. Le “poche cose” chieste al Governo partono dalla riforma fiscale, per alleggerire lavoratori e imprese, “anche a pressione fiscale invariata”. E “l’Irap deve sparire”.

Perché le imprese concorrenti in Francia, Regno Unito, Germania, Spagna, pagano “dal 20 al 50% di tasse in meno”. Poi avanti con le semplificazioni: sono stati fatti “primi passi”, ora “avanti”. Bisogna aprire il cantiere delle liberalizzazioni, un fronte sul quale non sono stati fatti passi avanti ma “passi indietro”, e “capire qual’é l’impegno sulla ricerca”. Tra le proposte concrete per tagliare i costi e avere più efficienza c’é la privatizzazione dell’Ice, l’istituto per il sostegno al commercio estero: Confindustria si candida a partecipare, eventualmente in una cordata con le banche. 5.700 imprenditori hanno partecipato alle assise di Bergamo. Con un sistema di voto via sms, hanno contribuito a definire punto per punto le proposte. Con un anonimo imprenditore che ruba la scena bucando la blindatura di lavori a porte chiuse con i suoi commenti su twitter. Sul dl sviluppo il giudizio è articolato. Bene semplificazioni e edilizia. Bene il sostegno alla ricerca, ma le misure non sono strutturali e non è chiaro l’impegno. Mentre “non ci piace” il credito d’imposta per le assunzioni al sud: “Suona un po’ come concessione elettorale”, dice Emma Marcegaglia, “c’e il rischio di troppe assunzioni in un momento elettorale che poi non potranno essere sostenute”.

Confindustria è pronta a presentare proposte, “già nei prossimi giorni”, perché il decreto sviluppo sia “solo il primo di una serie di altre misure”. Quanto fatto non basta, perché “senza una strategia di crescita l’impresa fatica troppo. E rischia in termini di sostenibilità per il futuro”. Si al confronto, ma non è una tregua. Da Bergamo la leader degli industriali difende “il sacrosanto diritto di criticare tutto ciò che è giusto criticare”. Denuncia “la rabbia di tanti imprenditori”. Ribadisce “l’indipendenza dalla politica: gli industriali non sono più vicini o più lontani dal governo, sdraiati sul governo o contro il governo”. “Sono anni che chiediamo le stesse riforme. Sono anni che ripetiamo le stesse cose”.