Ripresi gli sbarchi, avvistato un barcone

LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – Dopo una breve tregua a causa del maltempo, sono ripresi gli sbarchi di migranti a Lampedusa: un’imbarcazione con 46 tunisini, tra cui tre donne, è stata soccorsa in nottata da una motovedetta della Guardia di Finanza. Uno degli extracomunitari, trasbordati sull’unità delle Fiamme Gialle, è stato tratto in salvo dopo essere finito in mare. E un altro barcone con circa 300 profughi provenienti dalla Libia è già stato avvistato nel Canale di Sicilia. Nel centro di prima accoglienza dell’isola, dove oggi è atteso l’arrivo del ministro della Difesa Ignazio La Russa, ieri si era era registrata la protesta di un centinaio di immigrati contro i rimpatri avviati in questi giorni dopo l’accordo con il governo tunisino.

MARONI: FINITA CRISI ACUTA,RESTA EMERGENZA
di Massimo Nesticò
La fase acuta della crisi, quella che ha portato all’allestimento di tendopoli, “sta finendo”, ma l’emergenza immigrazione “é tutt’altro che conclusa”. E’ la posizione del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che spiega di tenere “sotto stretta osservazione” i flussi dalla Libia, dopo l’allarme dell’Aisi sulla possibile impennata di partenze di persone in fuga dalla guerra. Intanto, sul fronte accoglienza, si registra una frenata sull’ordinanza del presidente del Consiglio che stanzia 110 milioni di euro: Regioni e Comuni chiedono chiarezza.

E’ Maroni, in mattinata (ieri, ndr), a spargere ottimismo. “La fase acuta dell’emergenza – spiega, rispondendo ad una domanda sull’eventuale apertura di altri centri di identificazione o tendopoli – si è conclusa. L’accordo con la Tunisia sta funzionando, tutti i giorni vengono fatti rimpatri di coloro che sono arrivati dopo il 5 aprile, stiamo potenziando il sistema di controllo e di pattugliamento delle coste”. Parole che attirano la critica di Ettore Rosato (Pd). “Prendiamo atto – commenta il deputato – che il ministro dell’Interno è ottimista sulla conclusione della fase acuta dell’emergenza umanitaria: se davvero è così, Maroni deve allora dar ragione all’Europa e cambiare completamente atteggiamento, magari recuperando un tono diplomatico alquanto compromesso nelle ultime ore”. Nel pomeriggio il titolare del Viminale precisa. “La fase acuta della crisi, quella che ci ha portato a realizzare le tendopoli – sottolinea – sta finendo, ma l’emergenza umanitaria non è finita. L’accordo con la Tunisia – aggiunge – comincia a funzionare, ma non dobbiamo abbassare la guardia perché l’emergenza è tutt’altro che conclusa”.
VERSO IMPENNATA PARTENZE DA LIBIA – E il fronte che preoccupa é quello della Libia. Il direttore dell’Aisi, generale Giorgio Piccirillo, ne ha parlato oggi nel corso di un’audizione al Copasir. Le informazioni dei servizi segnalano il rischio concreto di un’impennata delle partenze di persone in fuga dalla guerra nel Paese nordafricano. Un canale che era stato interrotto con l’accordo tra Roma e Tripoli nel 2009. Ma ora la situazione è profondamente cambiata ed il regime di Gheddafi non ha più interesse, né e in grado, di bloccare la ripresa dei traffici di esseri umani verso l’Italia. Il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha parlato di “oltre 100mila rifugiati politici che possono cercare di lasciare la Libia. Se è vero che Gheddafi vuole utilizzare l’emigrazione di massa come arma c’é da preoccuparsi”.
STALLO SU ORDINANZA ACCOGLIENZA – Intanto, si registrano battute d’arresto per il piano di accoglienza dei migranti che il capo della Protezione civile, Franco Gabrielli, sta mettendo a punto, di concerto con Regioni ed enti locali. Già pronto il riparto dei primi duemila da gestire. Ai governatori è stata consegnata la bozza di ordinanza che prevede “l’equa e contestuale distribuzione dei cittadini extracomunitari fra tutte le Regioni”, assegnando un primo stanziamento di 110 milioni di euro. Ma le reazioni non sono state positive. “Abbiamo proposto una serie di emendamenti al provvedimento”, ha fatto sapere il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani ed il vicepresidente, Michele Iorio, ha aggiunto che “l’ordinanza non è chiara sul punto che riguarda i fondi. Chiederemo maggiore chiarezza sul fatto che sia a carico dello Stato sia l’accoglienza dei profughi che dei clandestini”. Mentre il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, ha inviato una lettera a Gabrielli per manifestare la preoccupazione emersa fra i Comuni e chiedere l’esclusione delle spese per la gestione di questa emergenza dalle regole del patto di stabilità. Da parte sua, il capo della Protezione civile attende ancora l’ok del ministero dell’Economia che dovrà assegnare i 110 milioni di euro. E la firma dell’ordinanza slitta ancora.

FRANCIA: NIENTE INGRESSI,C’E’ FRONTEX
(di Marina Perna)
La Francia non vuole gli immigrati che arrivano dall’Italia. Lo ribadisce, ancora una volta, invitando l’Italia a rispedirli nel loro paese invece di aprirgli un varco verso il nord Europa. Ma abbassa i toni con Roma e gli fa da sponda a Bruxelles ‘suggerendo’ una ricetta: far sì che Frontex, la missione europea, non porti i migranti che intercetta a Lampedusa ma li riconduca in Tunisia. Una posizione, quella che il premier d’oltralpe Francois Fillon ha espresso oggi al presidente della Commissione Ue, Manuel José Barroso, che non ha tardato di riscuotere il plauso del governo italiano. Con il ministro degli Esteri Frattini che parla di “direzione giusta”. Una posizione che, certamente, contribuisce a preparare il terreno al vertice italo-francese di fine mese che, dopo i tanti ‘strappi’ – dall’immigrazione, al comando della missione degli alleati in Libia a questioni economico-finanziarie – vedrà il premier Silvio Berlusconi confrontarsi con il presidente francese, Nicolas Sarkozy. Un appuntamento “importante per rilanciare il partenariato italo-francese” sia “sul piano bilaterale che multilaterale” aveva ricordato in mattinata Berlusconi parlando – in una nota – di due paesi “da sempre amici e alleati” che “condividono gli stessi principi e la stessa visione dell’Europa ed intendono continuare a rappresentare, come è stato finora, uno degli assi fondamentali del progetto europeo”. E che servirà a “dissipare le incomprensioni”, gli ha fatto eco Frattini confermando che quello dell’immigrazione sarà tra i temi al centro del vertice italo-francese. E mentre l’Europa sta iniziando a comprendere le nostre ragioni sull’immigrazione – ha tenuto a sottolineare il capo dello Stato Giorgio Napolitano dopo un incontro, a Praga, con il primo ministro ceco Petr Necas – la Francia chiarisce la sua posizione: “non può accogliere tutta la miseria del mondo, ma ne deve prendere la sua parte”, ha detto il ministro degli Esteri d’oltralpe Alain Juppé che – anche in vista del vertice Italia-Francia – oggi ha avuto un bilaterale, a Berlino a margine della ministeriale Nato, con il capo della diplomazia italiana. “Noi possiamo prendere la nostra parte, ma non tutto”, ha detto Juppé spiegando che per questo “chiediamo il rafforzamento di Frontex ed altre misure europee”. “Soluzioni pratiche” ai problemi dell’immigrazione e dell’accordo sullo spazio Schengen possono essere trovate “con il dialogo” come nel caso “di Francia e Italia”, ha tenuto a precisare Barroso. Un dialogo cui la Francia sembra oggi più disposta: “Noi vogliamo aiutare gli italiani. Vogliamo mettere in campo, mezzi più efficaci per i pattugliamenti di Frontex”, ha spiegato Fillon alle prese, con Sarkozy, anche con una situazione interna che preme. Ed un capo dell’opposizione, Marine Le Pen, che è tornata a spingere l’acceleratore, dicendo che in caso di sua vittoria tra i primi atti ci sarà un referendum per l’uscita dall’Ue. Da un Unione Europa che certamente non ha mostrato i muscoli. E che oggi – per voce del presidente di turno, il premier ungherese Viktor Orban – si è appellata alla comprensione per “l’impazienza” dell’Italia nel chiedere un maggiore sostegno sull’emergenza immigrazione, riconoscendo a Berlusconi e al ministro dell’Interno Roberto Maroni di aver fronteggiato “bene” la situazione venutasi a creare.