Ripreso il processo di appello Sollecito-Knox

PERUGIA – E’ ripreso davanti alla Corte d’Assise d’appello di Perugia il processo a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox, condannati a 25 e 26 anni di reclusione per l’omicidio di Meredith Kercher. Entrambi sono presenti in aula. L’udienza è ripresa con la deposizione della biologa della polizia scientifica Patrizia Stefanoni, che sta rispondendo alle domande del pm Manuela Comodi. La deposizione dovrebbe proseguire per gran parte della giornata. Sollecito e la Knox si sono sempre proclamati estranei al delitto.

Durante il dibattimento di ieri la procura generale che rappresenta l’accusa ha chiesto di poter produrre i documenti relativi ai ”controlli negativi” eseguiti dalla polizia scientifica nelle analisi sulle tracce di Dna. Le difese si sono invece opposte e i giudici si sono riservati di decidere. Il processo e’ stato sospeso dopo l’esame della biologa della polizia scientifica Patrizia Stefanoni.

La biologa ha difeso il proprio lavoro e quello del suo ufficio. La Stefanoni ha tra l’altro sostenuto che kit di ultima generazione consentono di esaminare le tracce genetiche. Operazione invece non eseguita dai periti della Corte che hanno valutato il lavoro degli investigatori allo stato degli atti. La biologa ha quindi contestato l’ipotesi della contaminazione affermando come “non sia qualcosa di astratto”.

PM, DA CONFUSIONE ASSOLUTA TORNATI ALLA CHIAREZZA – “Dalla confusione assoluta finalmente siamo tornati alla chiarezza”: Manuela Comodi, uno dei pm nel processo d’appello ha commentato così la giornata di oggi lasciando il palazzo di giustizia di Perugia. Lo ha fatto riferendosi alla deposizione dell’esperta della polizia scientifica Patrizia Stefanoni, consulente del pubblico ministero, seguito a quello dei periti nominati dalla Corte. “Ancora l’esame non è comunque finito” si è poi limitata ad aggiungere la Comodi parlando sempre della deposizione della Stefanoni.

LEGALE KNOX, DA STEFANONI DIFESA UN PO’ MANICHEA – Ha parlato di “autodifesa un po’ manichea” da parte della biologa della polizia scientifica Patrizia Stefanoni, l’avvocato Luciano Ghirga, uno dei legali di Amanda Knox al termine dell’udienza di oggi. “Una autodifesa ad oltranza – ha sottolineato ancora Ghirga – e a nostro avviso infondata. Viene replicato quanto già uscito nell’udienza preliminare e nel dibattimento. Il controesame della mattinata era stato invece retto molto bene dai periti (quelli della Corte d’assise d’appello – ndr). Noi – ha concluso l’avvocato Ghirga – siamo soddisfatti”.

IL PADRE, AMANDA NON VEDE L’ORA ARRIVI SENTENZA – Amanda Knox è speranzosa e non vede l’ora che arrivi la sentenza. Oggi ha incontrato per qualche attimo il padre Curt appena giunto dagli Usa. “Ovviamente spera di uscire presto” aggiunge l’amica Madison. La giovane americana è apparsa in aula ancora tesa in volto ma si è concessa qualche cenno d’intesa (sorrisi e un occhio strizzato) con il suo ex fidanzato e oggi coimputato Raffaele Sollecito. I due si sono scambiati anche qualche parola a distanza. “Come stai?” è sembrato chiedere Sollecito. “Bene” la risposta della Knox. “Amanda è contenta – ha detto ancora Madison – ma aspettare quattro anni in carcere è difficile”. “L’ho abbracciata al termine dell’udienza – ha spiegato il padre – e l’ho trovata ansiosa ma anche contenta perché il processo è ricominciato”. Secondo Curt Knox “la procura sta cercando di delegittimare i periti”. “Ma non credo succederà – ha aggiunto – perché gli esperti hanno fatto un ottimo lavoro nel valutare gli atti. Non credo che le loro conclusioni possano essere smentite”.

PERITI: ‘ANALISI DNA MEZ COLTELLO NO RIPETIBILE’ – L’analisi che ha portato la polizia scientifica ad attribuire a Meredith Kercher la traccia di Dna individuata sul coltello indicato come l’arma del delitto non poteva essere ripetuta, per l’esiguità del campione, e questo é “un elemento indispensabile” per un corretto esame. Lo hanno ribadito stamani i periti genetici della Corte d’assise d’apppello rispondendo alle domande dell’avvocato Francesco Maresca, legale di parte civile. Secondo gli esperti i picchi elettroforetici interpretati dalla scientifica sulla traccia possono astrattamente portare al profilo della Kercher. Il campione però – secondo i periti – era troppo esiguo e quindi inattendibile.

PERITO: ‘ANCHE IO IN DNA GANCETTO’ – Nella traccia mista di Dna trovata sul gancetto del reggiseno indossato da Meredith Kercher può essere individuato anche il profilo genetico di uno dei periti della Corte d’assise d’appello di Perugia. “Ci sono anche io” ha spiegato la professoressa Carla Vecchiotti rispondendo a una domanda della difesa di Raffaele Sollecito. “Nove loci corrispondono a me” ha detto ancora il perito. Gli esperti hanno sostenuto che la traccia sul gancetto è composta dal Dna di più soggetti. Uno è “sicuramente” – è stato spiegato – quello della studentessa. Per gli altri – secondo i periti – possono essere ricostruiti i profili genetici di più persone. Come Sollecito ma anche – è emerso oggi – della stessa professoressa Vecchiotti.

BONGIORNO: ‘PROVA DNA CERTA SOLO SE CERTE CONDIZIONI’ – “La prova del Dna può essere considerata incontrovertibile solo in presenza di certe condizioni, cioé di quantità sufficienti e di metodi di prelievo assolutamente fuori discussione”: a sottolinearlo è stata l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Raffaele Sollecito, in una pausa del processo in corso a Perugia. “Nel caso di una traccia commista come quella attribuita a Sollecito (sul gancetto del reggiseno di Meredith Kercher – ndr), non repertata immediatamente e che presenta tantissima confusione – ha aggiunto il legale – è possibile interpretare i grafici attribuendoli praticamente a chiunque. Fino ad oggi si é detto che c’ era Raffaele Sollecito ma oggi i periti hanno spiegato come sia possibile leggere il profilo genetico di un numero indefinito di soggetti. Addirittura il perito ha detto: ‘in quella traccia potrei esserci anche io'”. “Dei tecnici super partes – ha ribadito l’avvocato Bongiorno – hanno indicato in maniera assolutamente chiara che c’ è un errore di interpretazione. Cioé la prova contro Raffaele Sollecito non c’ è più e questo sgretola tutto il resto”. Tornando più in generale al tema della prova scientifica, l’avvocato Bongiorno ha spiegato che “anche in America dove si scoprono errori giudiziari con il Dna si sono scoperti al tempo stesso anche quelli provocati da materiale genetico raccolto male”. Nessuno vuole mettere in discussione il Dna – ha aggiunto – ma c’ è Dna e Dna, se ci sono le quantità giuste e se viene interpretato bene. Il codice genetico è una formidabile prova – ha concluso l’avvocato Bongiorno – purché sia Dna”.