Sarko’ a Hollande, Berlusconi non e’ amico mio

Senza tregua il faccia a faccia in tv tra Sarkozy e Hollande per il ballottaggio delle presidenziali in Francia. Ecco alcuni scambi.

SARKO A HOLLANDE: BERLUSCONI NON E’ MIO AMICO – Silvio Berlusconi “non è mio amico perché ha auspicato la tua elezione”: il presidente francese Nicolas Sarkozy ha replicato così a Francois Hollande, che poco prima aveva accostato il suo nome a quello dell’ex presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi. A quel punto, Hollande gli ha fatto notare che l’ex presidente del Consiglio è iscritto al Partito popolare europeo, lo stesso partito di Sarkozy. “Berlusconi non è nel mio partito”, ha replicato secco Sarkozy. Poco prima, Hollande aveva cominciato a parlare dell’Europa e dell’Italia, che “é stata governata per anni da Silvio Berlusconi. Ci sono state delle gestioni pessime”. E il “mio dovere è dare un altro orientamento all’Europa”, ha puntualizzato Hollande. Da parte sua, rivolgendosi al socialista, Sarkozy ha criticato lo sfidante dicendo che a Bruxelles “non si sbatte il pugno sul tavolo, ci sono dei compromessi da fare, l’Europa di Monet, De Gaulle e Delors è l’Europa dove bisogna capirsi e conoscersi”. E ancora: “Crede che sia stato facile gestire la crisi dell’Europa”. Eppure, ha concluso, nonostante una “successione di crisi di una violenza inaudita”, l’Europa ne è uscita”.

DUELLO TV FRA CIFRE E NERVI (di Tullio Giannotti) – “Lei in questi cinque anni ha spaccato la Francia”, “ascolti, le insegno qualcosa”, “non é lei a dare i voti”: nervi a fior di pelle sotto una pioggia di cifre, nell’atteso dibattito in diretta tv fra i due candidati alle presidenziali. Nicolas Sarkozy e Francois Hollande si sono affrontati a viso aperto, senza risparmiare i colpi. Se il presidente uscente aveva insistito a chiedere tre faccia a faccia invece di uno solo, pensando di fare un sol boccone dell’avversario e rimontare il distacco di sette-otto punti dal socialista, aveva sbagliato i calcoli. Hollande lo ha incalzato ed è apparso anche più tranquillo di un Sarkozy molto teso che ha confermato chi lo aveva pronosticato nei panni dello sfidante vero, di fronte a un candidato ormai quasi sicuro della vittoria. Il primo scontro è stato sulla parola “rassemblement”, un riferimento classico della politica francese, che richiama il concetto di unione del paese, di unità, il contrario della divisione. “Lei ha spaccato il paese in questi cinque anni”, ha detto subito Hollande dopo l’introduzione di rito, Sarkozy gli ha risposto che “rassemblement è una gran bella parola, è una bellissima idea, ma bisogna riempirla di sostanza”. A quel punto il socialista ha ribattuto che se andrà all’Eliseo, lui che si è presentato come il candidato “della giustizia”, cercherà di “colmare il divario” che si è creato negli ultimi anni. Il primo scontro duro è arrivato quando Hollande ha parlato di “aumento di un milione di disoccupati” e Sarkozy lo ha accusato di “mentire”. “Per me dovrebbe essere inaccettabile questa parola – ha ribattuto il socialista – ma nella sua bocca é soltanto un’abitudine…”. Il socialista ha attaccato a testa bassa sul debito, affermando che è “raddoppiato” negli anni di Sarkozy dopo la politica di “favori fiscali ai ricchi” e per “l’incapacità di controllare la spesa pubblica”. Caustica la replica di Sarkozy: “lei ha passato la prima metà del dibattito a cercare di dimostrare che abbiamo fatto regali ai più ricchi. La differenza fra noi è che lei vuole meno ricchi, io meno poveri”. Un tema ricorrente, a parte la punzecchiatura su Berlusconi (Hollande lo ha definito “suo amico”, rivolto a Sarkozy, il presidente ha risposto “non è amico mio, ha auspicato la sua elezione”), è stato la Germania. I tedeschi, da entrambi presi a modello per l’economia, hanno fatto – secondo Sarkozy – “il contrario di quello che Hollande propone per i francesi”, in particolare sull’Iva in funzione antidelocalizzazione. Hollande ha ribattuto che quella tedesca è un’Iva che vale un punto, non tre come quella che propone Sarkozy. Nel dibattito, è entrato anche il presidente del Consiglio, Mario Monti. Lo ha citato Hollande per rafforzare la sua tesi in favore della crescita piuttosto che del puro rigore sui conti: “anche Monti, che non ha la mia stessa sensibilità politica – ha detto il candidato socialista – è cosciente che non si può vivere in recessione”.