Silvio spreca e noi paghiamo

Mario Monti ha promesso “sacrifici”. Ma ha detto pure che chi governa deve avere il coraggio di metter finalmente mano ai “privilegi”. Da premier incaricato non ha specificato a chi o cosa si riferisse, ma è assai probabile che ce l’avesse con le lobby, le corporazioni, gli evasori fiscali e, soprattutto, con i politici e le loro prebende. “Monti non è uno stupido, e sa che se vuole far trangugiare l’amara medicina agli italiani, dovrà innanzitutto tagliare le franchigie e gli sperperi della Casta”, chiedono in coro commentatori ed economisti.

Qualcuno consiglia l’abolizione immediata delle Provincie, altri puntano sul dimezzamento dei parlamentari, ma di sicuro il professore potrebbe cominciare a fare le grandi pulizie cominciando dalla sua nuova casa. Palazzo Chigi è infatti un mostro succhiasoldi, l’istituzione più costosa d’Italia: “l’Espresso” ha letto le spese (inedite) della presidenza del Consiglio del 2010, scoprendo che la corte di Silvio Berlusconi è costata oltre 4,7 miliardi di euro in 12 mesi, con un aumento del 46 per cento rispetto alle uscite registrate nel bilancio 2006.

La crescita può in parte essere spiegata con la decisione di Romano Prodi di trasferire alcune competenze sotto la presidenza del Consiglio (che così ha inglobato le politiche per lo Sport, per la Famiglia e la Gioventù), né bisogna dimenticare che una grande fetta dello stratosferico budget viene mangiata dagli interventi “attivi” dei vari dipartimenti, Protezione civile su tutti: nel 2010 l’emergenza per il terremoto in Abruzzo ha pesato sui conti per oltre 800 milioni di euro. Ma l’anno scorso – come, va detto, succedeva anche ai tempi dei governi di centrosinistra – una valanga di denaro è servita anche a far sopravvivere il Palazzo: centinaia di milioni di euro sono partiti per il funzionamento dell’ufficio del presidente Berlusconi e del sottosegretario Gianni Letta, dell’ufficio stampa retto da Paolo Bonaiuti e dei vari “servizi” controllati dal segretariato generale, senza dimenticare le strutture di diretta collaborazione e i dipartimenti guidati da sottosegretari e ministri senza portafoglio. Alla fiera degli sprechi hanno partecipato tutti.

Andiamo con ordine. Per il solo “funzionamento” di Palazzo Chigi nel 2010 lo Stato ha impegnato quasi mezzo miliardo di euro, che se ne vanno in stipendi ai dipendenti, indennità, missioni, affitti e comitati di ogni forma e specie. Eppure, nel maggio di un anno fa, in piena crisi economica, il Cavaliere aveva promesso solennemente di ridurre la spesa pubblica. “La spesa è ingente, capillare e non più sostenibile, soggetta a pessime gestioni e malversazioni”. La colpa? “I governi consociativi” della Prima Repubblica e “il governo della sinistra” che avrebbe fatto esplodere i costi. Che fare, dunque? La ricetta migliore, spiegava l’ex capo del governo, è semplice: “Limare gli sprechi degli enti, dell’amministrazione pubblica e della politica”.

Se l’ex presidente del Consiglio predicava bene, la sua presidenza del Consiglio ha razzolato male. Per fare un confronto tra le spese di Berlusconi e quelle dell’ultimo governo di centrosinistra basta prendere il bilancio del 2007, l’ultimo gestito da Prodi e il suo staff. Per il segretariato generale (l’ufficio comandato da Manlio Strano che gestisce le funzioni istituzionali, le spese di rappresentanza, i voli blu, la biblioteca di Palazzo Chigi e il servizio per “il raccordo organizzativo tra le varie strutture della Presidenza”) nel 2010 la spesa corrente è arrivata a 631 milioni di euro, di cui 363 milioni inghiottiti dai costi fissi per stipendi e uffici vari. Sono cifre degne di una reggia imperiale, che non conoscono freni: così l’anno scorso per il funzionamento del segretariato il Cavaliere ha speso 80 milioni in più rispetto al 2007.

L’ufficio stampa di Palazzo Chigi, che già con Prodi costava mezzo milione l’anno, con il Cavaliere è schizzato a quota 645mila: i comunicati di Paolo Bonaiuti e dei vari collaboratori per diffondere il credo di “Silvio” e le opere del primo ministro ci sono costati in pratica 1.700 euro al giorno. Altri 81 mila euro sono finiti nell’acquisto di giornali, 77 mila per le pubblicazioni on line della Biblioteca Chigiana.

Ma è per le cerimonie di Silvio Berlusconi che vanno via milioni a go-go: la voce “spese di rappresentanza” nel 2007 superava di poco i 344 mila euro, nel 2010 è raddoppiata. Se le visite ufficiali di Prodi e dei suoi vicepremier Massimo D’Alema e Francesco Rutelli ci sono costate 1,4 milioni di euro, per i convegni e gli incontri del solo Berlusconi abbiamo pagato esattamente quattro volte di più: 5,6 milioni di euro, soldi pubblici usati – tra le altre cose – per i summit sotto la tenda di Gheddafi, le gite di Stato a Panama insieme all’amico Valter Lavitola, quella in Brasile dove il Cavaliere fu sollazzato con uno spettacolino di sei ballerine di lap-dance, i soggiorni in Russia nella dacia del sodale Vladimir Putin.

Le manifestazioni pubbliche che vedono Berlusconi protagonista sono organizzate dai suoi curatori d’immagine preferiti, tutti assunti nell’ufficio del presidente: tra loro Mario Catalano, ex scenografo di “Colpo Grosso”, e Roberto Gasparotti che ha voluto nel suo staff anche Graziana Capone, la Papi-girl soprannominata l’Angiolina Jolie di Bari. Ai 5,6 milioni di euro spesi per l’ex premier bisogna aggiungere poi altri 6,8 milioni che Palazzo Chigi ha investito in “eventi anche di rilevanza istituzionale”: all’inizio dell’anno scorso si sperava di contenere la cifra dentro i 2,5 milioni, poi ci si è lasciati prendere la mano e s’è triplicato l’esborso.

Andiamo avanti. La voce “missioni all’estero” di dirigenti e affini costa, tra indennità e rimborsi, 850 mila euro l’anno, a cui va sommata quella degli esperti esterni (976 mila), mentre i trasporti per le “missioni sul territorio nazionale” arrivano a 380 mila euro (nel 2007 si spendeva ancora di più). C’è poi un nugolo di comitati e strutture di missione che gravita da lustri attorno a Palazzo Chigi che, forse, potrebbero essere ridimensionati e, in certi casi, cancellati del tutto. Il commissario straordinario per “il territorio di Castelvolturno” costa 400 mila euro l’anno; la commissione per “l’accesso ai documenti amministrativi” 315 mila euro; il “comitato nazionale per manente per il microcredito” 1,8 milioni; il commissario per l’asse ferroviario Torino-Lione 163 mila euro (esisteva già nel 2007, e costava oltre un milione), mentre la strana voce per “i miglioramenti dei processi decisionali e dell’efficienza” vale ben 11 milioni e dentro potrebbe contenere – sospettano i maligni – di tutto e di più. C’è pure un comitato tecnico “per la promozione di iniziative volte al rafforzamento e dall’internazionalizzazione delle classi dirigenti del Paese”: visti i risultati, sembrano 108 mila euro gettati al vento.

Il monte stipendi, ovviamente, è una delle voci più pesanti del bilancio. Il personale si è stratificato negli anni, e i riciclati voluti dai vari governi che si sono succeduti non si contano. I salari degli addetti alle sole segreterie di Berlusconi e Letta (quelli degli “estranei” alla pubblica amministrazione perché non vincitori di un concorso pubblico) toccano i 2,1 milioni di euro l’anno, a cui bisogna aggiungere 2,5 milioni di indennità. Un premio che viene garantito a tutti i fortunati chiamati a Palazzo Chigi, grazie al quale la busta paga base può lievitare di oltre un terzo. Una fetta del malloppo, inoltre, serve anche a pagare i “comandati”, centinaia di persone prese in prestito da altre amministrazioni: dai ministeri al Consiglio di Stato, dai carabinieri alla Guardia di Finanza.

Il costo del personale interno è enorme. Le varie voci che compongono il capitolato di spesa sono tutte in crescita: il monte stipendi è passato dai 96 milioni del 2007 ai 129 dell’anno scorso, e nello stesso arco temporale gli oneri previdenziali sono aumentati di 10 milioni, mentre il misterioso “Fondo unico di presidenza” (arrivato a 52 milioni, che servono in parte a pagare indennità e straordinari e a promuovere non meglio specificati “reali e significativi miglioramenti dell’efficacia ed efficienza dei servizi istituzionali”) è lievitato di altri 4 milioni. L’anno passato per “il benessere organizzativo e provvidenze” del personale e dei loro familiari abbiamo pagato 3,5 milioni di euro. Nel 2007 la voce si fermava a 49 mila euro. I dipendenti di Palazzo Chigi, d’altronde, sono davvero speciali: invece del solito Cral nel 2002 hanno fondato un circolo nautico, il Circolo Chigi, patrocinato dal Coni e dalla Fiv, a cui possono iscriversi solo loro, a patto che siano presentati da tre soci di cui un fondatore.

Monti potrebbe studiare anche come vengono spartite le auto blu: solo l’ufficio per “l’assegnazione delle autovetture per il servizio di tutela” ci costa 983 mila euro l’anno: ogni giorno 2.600 euro per garantire che l’ammiraglia con il lampeggiante sia pronta nel parcheggio. “Nel 2010 ogni capo di un ufficio e un dipartimento aveva diritto alla sua automobile e al suo autista personale, si tratta di decine di persone”, racconta un dipendente della Camera: “Noi per i nostri dirigenti di auto blu ne abbiamo poche, una ventina, e le usiamo a rotazione”.

A parte le polemiche tra caste e privilegiati di primo e secondo livello, Super Mario potrebbe anche spulciare la lista dei “Progetti guida per la lotta agli sprechi”, che – sembra un ossimoro – hanno pesato sul bilancio 2010 per altri 340 mila euro senza dimostrare effetti di sorta. E non bisogna dimenticare le decine di strutture di missione, l’ufficio del Cerimoniale di Stato, quello del Consigliere militare, quello per le Onorificenze e l’Araldica. “Solo l’unità tecnica di missione per le celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia ha speso 8,3 milioni per varie opere ed interventi, ma per il suo funzionamento nel solo 2010 ne ha mangiati 407 mila”, dicono ancora fonti di Palazzo Chigi. Che ricordano come Berlusconi abbia dilapidato in 12 mesi un milione e 66 mila euro per arredi di rappresentanza: come se nella dimora dei nobili toscani non abbondassero già arazzi, poltrone e statue.

Altri 3,7 milioni sono andati via per accontentare il premier nell’ampliamento, la ristrutturazione e restauro di diversi immobili. Il Cavaliere sembra anche fissato per la pulizia: se Prodi spendeva per lucidare i locali e ramazzare i giardini la bellezza di 8,9 milioni di euro l’anno, l’ex premier ne ha spazzati via 12,4. D’altronde, lo scorso maggio l’aveva detto: “Quelli della sinistra si lavano poco”.