Steve Jobs, mondo piange mr. Apple

Addio a Steve Jobs, la Mela piange il suo creatore. La battaglia contro il tumore al pancreas che l’aveva colpito è finita. A 56 anni è morto il visionario della Silicon Valley e pioniere di nuove tecnologie.
Il 25 agosto aveva lasciato la Apple. Dall’Imac all’Ipad, le sue invenzioni hanno rivoluzionato la vita di milioni di persone.

APPLE PERDE LEADER, PER LA MELA INCOGNITA FUTURO
di Mila Onder
La Apple senza Steve Jobs. Per decenni, ed in particolare negli ultimi 14 anni, il marchio della mela e il nome di uno dei manager più noti ed apprezzati del pianeta sono stati praticamente inscindibili. Anche dopo l’annuncio, il 24 agosto scorso, del passaggio di testimone a Tim Cook. Inevitabile quindi chiedersi ora quale sarà il futuro di Cupertino, se Apple reggerà lo shock della perdita o se Jobs risulterà davvero insostituibile. Oltre che un genio della tecnologia e dell’immagine, l’ex amministratore delegato si è rivelato negli anni anche un genio della finanza, capace di trasformare un’azienda che nel 2000 valeva 5 miliardi di dollari in un gigante da 350 miliardi di capitalizzazione, al livello, per intenderci, di major petrolifere del calibro di ExxonMobil. In borsa il titolo, che anche oggi ha segnato un leggero guadagno, dal ritorno di Jobs alla guida, ha moltiplicato il suo valore: negli ultimi due anni il valore è raddoppiato, mentre Microsoft ha guadagnato appena il 5,1% e Intel il 14%. La convinzione più diffusa oggi, dopo l’annuncio della morte di Jobs, è che Apple saprà reagire, anche quando la spinta propulsiva del suo fondatore si sarà esaurita. Tra i suoi talenti, Jobs annoverava infatti anche la capacità di guardare in prospettiva, disegnando il futuro della società e circondandosi delle persone giuste. Per quanto meno carismatico e decisamente meno ‘icona’ di Jobs, Cook è infatti visto da molti analisti come la persona più adatta a gestire l’eredità del genio. Certo, l’apparenza ha il suo peso (nel caso di Apple l’ha avuta sempre in modo determinante) e l’accoglienza tiepida riservata martedì al nuovo ceo in cravatta in occasione della presentazione dell’ultimo aggiornamento dell’Iphone, potrebbe far ipotizzare l’avvio di una fase di lento declino. Ma l’azienda è in realtà più solida che mai e l’andamento oggi in Borsa, dove il titolo non ha mostrato sbandamenti recuperando anzi terreno dopo un iniziale calo, lo dimostra. Al suo interno lavorano guru del design come Jonathan Ives, responsabili del marketing come Phil Schiller, oltre che un capo del software per i cellulari come Scott Forstall. Nomi che per il mercato sono sinonimo di garanzia assoluta. Apple “é in buone mani”, commenta Eugene Munster, analista di Piper Jaffray, che fissa il target price per i prossimi 12 mesi a ben 607 dollari (oggi il titolo viaggia intorno a 380 dollari). I passi per almeno i prossimi due anni sono del resto già segnati, spiega Charles Golvin, analista della Forrester Research, e si chiamano IPhone 5 e nuova versione dell’Ipad. La ‘next big thing’ attesa in tutto il mondo potrebbe poi essere la nuova rivoluzionaria ‘Apple Tv’. In assenza di quello che il mondo ha identificato come un leader assoluto, anche molto al di là delle sue effettive capacità professionali, Cook dovrà ora saper aggredire nuovi mercati, espandere la presenza della mela in Asia e soprattutto fare i conti con la concorrenza agguerrita di Google (appena sbarcata nel settore con Android) e della nemica di sempre Samsung. Senza l’appeal di Jobs, che nessuno potrà probabilmente mai replicare, ma facendo leva sulle solide basi di una società che ha conquistato il mondo.