Strauss-Kahn resta in carcere, rischia fino a 70 anni

NEW YORK – Dominique Strauss-Kahn non sarà il nuovo Roman Polansky. Parola della giustizia americana, che oggi ha negato la libertà su cauzione chiesta dai legali del direttore del Fondo Monetario Internazionale, ha accolto i sette capi di imputazione presentati dall’accusa e, nei fatti, ha deciso che Strauss-Kahn resti in carcere. Potrebbe infatti scappare. Nei suoi confronti – come ha sottolineato l’accusa – esiste un pericolo di fuga, dunque è opportuno che il direttore dell’Fmi resti in carcere. Meglio non correre il rischio – hanno commentato fuori dall’aula della Corte Criminale fonti dell’ accusa – che così come fece Polanski nel 1977 in un analogo caso di violenza sessuale, così anche un altro francese eccellente lasci l’America senza rispondere alle accuse nei suoi confronti.

“Tra Francia e Stati Uniti non vi è trattato di estradizione”, hanno commentato all’ufficio del procuratore capo, Cyrus Vance, e non è affatto detto che, nel caso in cui Strauss-Kahn lasciasse il Paese, tornerebbe poi spontaneamente negli Stati Uniti per rispondere dei suoi capi d’imputazione. I quali, stando all’accusa, sono sette: doppia violenza sessuale di primo e secondo grado, tentato stupro, aggressione sessuale di primo grado, sequestro di persona, palpeggiamenti forzati e palpeggiamenti semplici. Se Strauss-Kahn dovesse mai venire riconosciuto colpevole di tutti questi reati, e se nei confronti del direttore dell’Fmi venisse riconosciuto il massimo della pena, restrebbe in carcere 74 anni e tre mesi. Gli agenti della Special Victim Unit di Manhattan, che sabato scorso lo hanno fermato in prima classe sul volo 23 dell’Air France in partenza da New York per Parigi, hanno fornito all’ufficio del procuratore Vance dettagli tali da portarlo a formalizzare accuse pesantissime nei confronti di Strauss-Kahn. Lui continua a respingerle tutte. E i suoi legali, gli avvocati William Taylor e Ben Brafam, oggi hanno ribadito in aula che il loro cliente si dichiara non colpevole. Per questo avevano presentato la richiesta per ottenere una libertà su cauzione per un milione di dollari. Ma il giudice di turno Melissa Jackson gliel’ha negata. “Sono deluso – ha commentato l’avvocato Brafam, che nella sua carriera vanta anche la difesa di Michael Jackson nel caso di pedofilia che coinvolse la popstar americana -. Ma siamo solo agli inizi della battaglia”. La linea di difesa punta a dimostrare che Strauss-Kahn non può essere responsabile dei reati di cui è accusato perché ha lasciato il Sofitel di New York poco dopo le 12. Cioé a dire la stessa ora, minuto più minuto meno, in cui la cameriera del Sofitel ha denunciato di essere entrata nella suite 2806 per rifare la camera.

La donna dice di aver bussato, come prevede la policy dell’hotel, di non aver avuto risposta, di essere entrata lasciando la porta aperta. In quel momento Strauss-Kahn è uscito dal bagno, nudo, e l’ha aggredita, forzandola ad una violenza sessuale nel corso della quale la donna, che pure ha cercato di fuggire, è stata costretta ad avere un rapporto sessuale orale e anale. Strauss-Kahn nega. Dice che a quell’ora aveva già lasciato l’albergo (il check out risulta alle 12:30) per andare prima a pranzo con un testimone, poi al Jfk per prendere il volo per Parigi. Dal rapporto della polizia risulta che gli agenti della Special Victim Unit sono arrivati al Sofitel intorno alle 13:30, dopo essere stati chiamati dalla direzione dell’albergo. Non sapevano dove cercare Strauss-Kahn ma è stato lui stesso a tradirsi: ha telefonato dall’aeroporto per segnalare che aveva perso il suo cellulare. Su indicazione della polizia, il personale dell’albergo gli ha detto di averlo già trovato (non era vero) e che potevano farglielo avere subito. A quel punto lui ha detto di essere al Jfk. Ma invece del personale del Sofitel si sono presentati sul volo dell’Air France i tre agenti della Special Victim. Che lo hanno accompagnato al commissariato di Harlem. Dopo oltre 24 ore di carcere, Strauss-Kahn ha accettato di sottoporsi a “ulteriori accertamenti corporali”. Gli agenti cercavano sotto le sue unghie tracce di dna della presunta vittima. Se li abbiano trovati o no, non si sa. Certo Strauss-Kahn è uscito in manette.

Un gran giurì attende ora Dominique Strauss-Kahn. Sulla base della procedura penale americana, l’imputato a cui un giudice abbia negato nell’udienza preliminare la libertà su cauzione deve essere giudicato da un gran giurì, convocato dal tribunale. La procedura prevede tre giorni di tempo per la convocazione della giuria popolare, composta da 16 a 23 cittadini. Il giudice Melissa Jackson ha già convocato la prossima udienza per il 20 maggio prossimo.