Verdini e Dell’Utri rischiano processo

ROMA – Tra i promotori di una associazione segreta che avrebbe operato per influenzare pezzi dello stato c’erano anche il coordinatore del Pdl, Denis Verdini e il senatore, sempre del Popolo della Libertà, Marcello Dell’Utri. E’ quanto sostengono il procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo e l’aggiunto, Rodolfo Sabelli, che oggi hanno notificato alle parti l’atto di chiusura indagine sulla cosiddetta P3. Si tratta dell’iniziativa che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Con Verdini e Dell’Utri sono indagate 20 persone tra cui l’imprenditore Flavio Carboni, Arcangelo Martino, ex assessore comunale di Napoli, e l’ex giudice tributario Pasquale Lombardi. Rischiano il processo anche il governatore della Sardegna, Ugo Cappellacci, l’ex sottosegretario all’economia, Nicola Casentino e il parlamentare del Pdl, Massimo Parisi, coordinatore della Toscana.

Tra gli indagati non figura più il nome dell’attuale sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo. Nell’inchiesta, che ha vari filoni, il reato di associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete viene contestato a Verdini, Dell’Utri, Carboni ed altre 11 persone. Netta la difesa di Verdini. “Stupisce ed è surreale, che l’onorevole Verdini venga oggi ritenuto tra i promotori dell’asserita associazione segreta, quando tutti gli atti e le intercettazioni in possesso della difesa dimostrano esattamente il contrario”, scrivono in una nota gli avvocati Franco Coppi e Marco Rocchi, sottolineando di aver ricevuto oggi “la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari che sembrava essere già stato confezionato da tempo e che invece risulta datato al 5 agosto 2011”.

Per la procura di Roma si è in presenza di “un’associazione per delinquere diretta a realizzare una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento diffamazione e violenza privata caratterizzata, inoltre, dalla segretezza degli scopi e volta a condizionare il funzionamento di organi costituzionali e di rilevanza costituzionale, nonché apparati della pubblica amministrazione dello Stato e degli enti locali”. I componenti dell’associazione, si sarebbero adoperati, secondo la Procura di Roma, per “influenzare la decisione della Consulta nel giudizio sul cosiddetto lodo Alfano”; inoltre “intervenivano ripetutamente sul vice presidente del Csm (all’epoca dei fatti Nicola Mancino), sui componenti del Csm per indirizzare la scelta dei candidati e incarichi direttivi (presidente della Corte di appello di Milano e Salerno, procuratore della repubblica di Isernia e Nocera Inferiore)”.

Nell’atto di chiusura indagine si citano anche gli interventi “sui magistrati della corte di Cassazione alla scopo di favorire una conclusione favorevole alla parte privata di cause pendenti sia di natura civile (Lodo Mondatori) che penale (ricorso contro la misura cautelare disposta dalla magistratura napoletana nei confronti dell’on. Nicola Casentino)”. In quest’ambito è indagato l’ex presidente della Cassazione, Vicenza Carbone (accusato di corruzione), che secondo la procura in vista della promessa di incarichi dopo il suo pensionamento interveniva per ottenere informazione sulle cause pendenti. Una tranche dell’inchiesta riguarda anche il business dell’eolico. In questo contesto il governatore della Sardegna Cappellacci risulta indagato per abuso d’ufficio (e non più di corruzione) per la nomina a direttore generale dell’Arpa di Ignazio Farris. Il nome di Casentino, accusato di diffamazione e violenze privata, è legato alla vicenda della nomina di Stefano Caldoro a candidato del Pdl per le elezioni regionali dell’anno scorso. Cosentino assieme a Carboni, Martino, Lombardi, avrebbe diffuso “a mezzo internet false notizie di contenuto diffamatorio” nei confronti di Caldoro. “In particolare facevano pubblicare un articolo su un blog che riferiva della frequentazione di transessuali da parte dell’attuale presidente della Regione Campania”, si legge negli atti.