Vuoi il federalismo ? ci vogliono i soldi

Il governo avrebbe pensato di finanziare i fondi alle regioni per il trasporto pubblico locale con una mega tassa sui Suv, autovetture e autoveicoli per il trasporto promiscuo di persone di 8 euro per ogni kW oltre i 130 (176 cavalli fiscali), che sarebbe salito quasi a 9 per i pagamenti frazionati nell’anno. Gettito atteso da destinare alle regioni per un anno: circa 290 milioni, che dall’anno successivo avrebbe incamerato solo lo stato. Una pensata però subito ritirata: per il no secco delle opposizioni, per il malcontento dei governatori regionali ma anche perché una nuova stangata fiscale, ancorché circoscritta a contribuenti (forse) più ricchi, avrebbe indotto negli elettori l’equazione “federalismo uguale aumento delle tasse”. Come del resto la Uil ieri ha dimostrato in uno studio che calcola un aumento medio di 276 euro pro capite dal 2015 dall’incremento delle addizionali Irpef. E così da domani, nell’ultimo rush in bicamerale in vista del parere atteso mercoledì 23 su fisco regionale e costi standard, governo e maggioranza cercheranno sul filo di lana di ritessere di nuovo la tela di un accordo che ormai sembra quasi impossibile. Ma guardando attentamente a cosa accadrà tra i governi regionali, sui quali il governo centrale ha scaricato la decisione del super bollo per le grosse cilindrate. Il nodo della restituzione alle regioni degli oltre 400 milioni tagliati al trasporto locale (Tpl) dalla manovra estiva, è il crocevia della partita sul federalismo regionale. Ma il governo fatica a trovare subito i fondi, senza i quali i governatori – che sono spaccati, con quelli leghisti però adesso più in difficoltà – potrebbero mettersi di traverso martedì nella riunione «straordinaria» che hanno convocato. L’altra ipotesi per finanziare il Tpl è di ricorrere a un decreto ad hoc, o all’assestamento di bilancio 2011. Ma le somme arriverebbero tardi e molte regioni, che devono far quadrare i bilanci, non ci stanno. Senza dire che dalle regioni il governo spera di ottenere un lasciapassare utile in parlamento per non arrivare al voto in bicamerale con una spaccatura – pareggio di 15 a 15, una bocciatura sostanziale – come già accaduto col fisco municipale. Nel parere del relatore di maggioranza Massimo Corsaro (Pdl) è intanto scomparsa la fiscalizzazione dal 2012 dei tagli alle regioni. Si tratta come al mercato. Con tutte le novità sul tappeto: addizionale Irpef sbloccata dal 2011 che salirebbe all’1,4% con un aumento dello 0,5% per tutti gli scaglioni d’imposta, poi al 2% nel 2014 e al 3% nel 2015 dai 28mila euro in su; anticipo al 2013 (dal 2014) della possibilità di ridurre o azzerare l’Irap; di nuovo la compartecipazione regionale dell’accisa sulla benzina; addizionale per regioni ordinarie e province dal 2012 per canoni di utenza dell’acqua pubblica con gettito destinato alle province; imposta di scopo per le province. Il governo per la sanità conferma dal 2013 il “migliore di riferimento” tra 3 regioni (del nord, del centro e del sud, con una regione piccola) non sotto piani di rientro da scegliere in una rosa di 5 per i costi standard del 2013. E con l’ipotesi di rimuovere le enormi problematiche infrastrutturali (al sud, nelle aree montane, nelle piccole isole) che incidono sui costi sanitari tenendo conto di indicatori sociali ed economici di disagio. In conclusione, come si gira si gira per il federalismo, ci vogliono i soldi.