Tra le vette de Gran Sasso si erge un piccolo gioiello, Castel del Monte, già il toponimo Castellum de Montis rende bene l’idea di un centro fortificato tra le montagne.
Guardando Castel del Monte da lontano si ha l’impressione, specie di notte, che il paese abbia la forma di una stella: ciò è dovuto all’impianto urbanistico del paese che segue le curve di livello del terreno e sfrutta le cinque alture che lo circondano. La struttura del paese si adegua in pieno ad uno dei problemi che si presentano dei centri fortificati di alta quota:la mancanza di spazio. Nel caso di Castel del Monte la popolazione ha cercato di rimediare facendo largo uso dei cosiddetti sporti: si tratta di gallerie che coprono porzioni di percorsi viari e al di sopra dei quali si sviluppano due o più piani abitati. Gli sporti sono dunque degli archi scavati all’interno della roccia calcarea: essi permettono il collegamento tra i vari nuclei abitativi del borgo.
Nel IV sec. a.c. la conquista romana porta alla costruzione, nella piana posta a mezzogiorno dell’abitato, di un pagus chiamato Città delle Tre Corone forse per via di una triplice fortificazione. Nell’XI secolo l’antico villaggio, abbandonato per sfuggire alle scorrerie dei barbari, viene sostituito con l’attuale Ricetto, la parte più antica di Castel del Monte che si sviluppa intorno al castello. Il nome Castellum de Monte appare per la prima volta in una bolla pontificia del 1223. Il borgo prima possedimento dei conti di Acquaviva nel 1474 entrerà a far parte dei domini di Alessandro Sforza per poi passare ai Piccolomini. Alla fine del 1500 i Piccolomini cedono Castel del Monte e le terre circostanti ai Medici, i signori di Firenze, che lo governeranno in modo accorto e illuminato fino al 1743.
Il territorio passerà poi ai Borboni, re delle Due Sicilie fino al 1861 anno dell’Unità d’Italia.
Meritano una visita la Torre (nata come torre di avvistamento e poi torre campanaria), la Chiesa di San Marco che è la più importante del paese ed il Museo Civico ed Etnografico che offre ai visitatori la possibilità di conoscere usi e costumi della gente castellana.
Un’ultima nota gastronomica, dal passato pastorizio e snodo di transumanza rimane di ottima qualità la produzione ovina, dal pecorino ottenuto dal latte crudo al raro “marcetto” (una crema piccante di pecorino fermentato) per finire alla “chiaranese” carne di pecora cotta al modo dei pastori.