Mills: Berlusconi- ‘non ricordo nostro incontro’

MILANO – Per la prima volta Silvio Berlusconi incontra il suo ex coimputato David Mills in un’aula di giustizia. E lo fa in videoconferenza da Londra dove, tramite uno schermo tv e l’aiuto di un’interprete, il legale ha confermato la ritrattazione dell’interrogatorio con cui, nel luglio del 2004, ai pm di Milano aveva parlato di 600 mila dollari ricevuti in ‘regalo’ dall’ex premier, tramite Carlo Bernasconi, il manager Fininvest morto anni fa, perché era riuscito a “proteggerlo” dalle inchieste giudiziarie.

Dichiarazioni su cui anche oggi l’avvocato inglese ha fatto marcia indietro: quei soldi, il fulcro dell’accusa, li ha ricevuti dall’armatore Diego Attanasio, uno dei suoi clienti. Finalmente nel processo in cui Berlusconi figura come imputato di corruzione in atti giudiziari per aver “comprato”, come recita l’accusa, la testimonianza di Mills, il legale londinese, seppur via etere, si è materializzato. Dopo che il Tribunale ha deciso che andava sentito come teste assistito e con l’obbligo di ripondere alle domande e dire la verità, l’avvocato d’affari ha raccontato la sua versione pur cercando di fare qualche piccolo ‘slalom’ dettato dal timore di essere di nuovo incriminato. Timore venuto a galla in particolare quando ha affermato di non volere rispondere alla domanda sul cosidetto “divendo Horizon”, ossia di quei “10 miliardi di lire” che sarebbero stati creati anche attraverso la costituzione delle società off-shore del gruppo Fininvest, di cui Mills è ritenuto l”architettò. Ma dopo le rassicurazioni del giudice Francesca Vitale, presidente del collegio, l’esame del testimone più importante dell’intero processo è proseguito.

Con Berlusconi seduto in prima fila, a fianco dei suoi difensori, ad ascoltare anche se di tanto in tanto pareva assopito. Si ritorna sul fondo Horizon per passare alla richiesta di creare “due trust a beneficio dei figli di primo matrimonio” dell’allora presidente di Fininvest (Pier Silvio e Marina, ndr). Un “progetto” di cui parlò “in un appartamento privato a Milano che credo fosse la casa di Silvio Berlusconi” e che “si è tradotto in nulla”. E al pm che gli ha chiesto chi fosse il beneficiario delle società del gruppo B della Fininvest, il cosiddetto comparto riservato, Mills ha risposto: “Venivano gestite nell’interesse degli azionisti e presumo che Berlusconi fosse uno dei principali”. E poi il pm: “Lei ricorda di aver parlato con Berlusconi una notte, quando erano apparse le prime notizie sullo scandalo All Iberian”. Mills: “Deve essere stata una conversazione molto breve, senza f”il denaro ricevuto è stato in parte classificato come prestito, in parte come spese, in parte come regalo”.ine particolare, del tutto innocente”.

De Pasquale: “Berlusconi ammetteva in quella conversazione di avere pagato Craxi o lo negava?”. E Mills: “Non c’é stata alcuna ammissione”. Di domanda in domanda, e dopo aver raccontato di un incontro nel luglio del ’95 con l’ex capo del Governo (il quale ha arricurato di non ricordare anche se è possibile “gli abbia parlato per due o tre minuti”), ad un certo punto il legale, si è rivolto al pm De Pasquale in ‘british style’: “Mi vuole chiedere da dove vengono il 600 mila dollari? Sarei lieto di rispondere….” E così la conferma della versione ritrattata: quei soldi, finiti nel ’97 sul suo conto a Ginevra, provenivano da Diego Attanasio ed erano una parte della ripartizione dei proventi (una decina di milioni di dollari di cui aveva ricevuto l’autorizzazione alla gestione) frutto di una vendita di navi. Denaro, ha proseguito Mills, che “era stato in parte classificato come prestito, in parte come spese, in parte come regalo” . Vicenda su cui nel 2004, davanti ai pm, aveva taciuto per la preoccupazione di indagini penali in Italia sul suo cliente.

Soddisfatto Berlusconi per le parole di Mills, meno invece per la raffica di udienze fissate dal Tribunale, che oltre a quella del 22 dicembre, a partire dal 9 gennaio sfiorano quota otto: “é un numero incredibile – ha affermato fuori dall’aula l’ex premier – che dimostra il chiaro intento di arrivare a una sentenza prima della prescrizione che mi pare sia il 13 febbraio. Questo va contro l’economia processuale in una maniera palese”. E ancora: “stando qui, a questo processo, perdiamo tempo tutti: è una favola inventata su qualcosa che non esiste. Sono indignato ma credo siano indignati anche i contribuenti”. E ai giornalisti che gli hanno chiesto se secondo lui la sentenza fosse già scritta, Berlusconi ha allargato le braccia: “Lascio a voi l’interpretazione”.