Sabrina in aula: ‘Sarah non l’ho uccisa io’

TARANTO – Si è conclusa la lunga udienza del processo per l’omicidio di Sarah Scazzi dedicata per oltre nove ore all’interrogatorio di Sabrina Misseri, imputata dell’omicidio insieme con sua madre, Cosima Serrano. Dopo le domande fatte dal difensore, nelle quali Sabrina ha smentito tutte le accuse rivoltele da suo padre, la giovane dovrà domani rispondere alle domande del difensore di sua madre, avv.Franco De Iaco.

“Sarah non l’ho uccisa io”. Ha risposto senza esitazioni alla domanda dell’avv. Franco Coppi, suo difensore, Sabrina. Allora perché suo padre l’accusa?, ha chiesto l’avvocato Franco Coppi: “Il perché – ha risposto la giovane – è scritto nelle lettere e nei memoriali che continua a scrivermi e nei quali mi chiede spesso perdono e nei quali si accusa di essere stato lui l’unico autore dell’omicidio”. Dopo oltre sette ore di interrogatorio da parte del pm Mariano Buccoliero, e’ iniziato il controesame della difesa.

“Mio padre ha detto il falso nell’incidente probatorio”: Sabrina ha smentito punto per punto, rispondendo in aula alle domande del suo avvocato difensore, le accuse che le sono state rivolte da suo padre Michele nell’incidente probatorio nel quale la indica come responsabile dell’omicidio di Sarah. E’ falso, dice in aula Sabrina, che Sarah era a casa sua tra le 13 e le 14 del giorno della scomparsa. E’ falso che stavano giocando a cavalluccio sulla veranda di casa sua. E’ falso che Sabrina ha svegliato suo padre che dormiva in casa su una sdraio per aiutarla a nascondere il corpo dopo l’omicidio. E’ falso che lei faceva da palo per strada mentre Michele Misseri si occupava di nascondere il corpo. Sabrina, senza esitazioni, recuperando tutta la memoria che sembrava aver perso durante il lungo interrogatorio con i Pm ha smentito anche di avere mai parlato di Sarah con suo padre del fatto che le desse fastidio o che ci fossero problemi di gelosia a causa del loro amico comune Ivano. Sabrina ha anche parlato del suo rapporto con Sarah, dell’affetto che le legava e che era intatto malgrado lei l’avesse sgridata a volte perché aveva un atteggiamento troppo confidenziale con alcuni ragazzi. Possiamo dire allora che lei ha perso una sorella? Le ha chiesto Coppi: “Si – ha risposto – lo possiamo dire”.

L’interrogatorio, cominciato prima delle 10, si è concluso alle 17. Dopo le domande delle parti civili, durate circa mezz’ora, l’udienza è stata sospesa per una pausa. Per tutto l’interrogatorio Sabrina ha risposto alle domande dei pm con numerosi “non so” e “non ricordo”. Dopo una prima pausa è apparsa più sicura di sé, anche se ha ceduto nuovamente alla commozione – dopo le lacrime della scorsa udienza – quando ha ricostruito le fasi della sera in cui in diretta tv seppe della morte di Sarah e poi da alcuni giornalisti seppe che suo padre aveva confessato l’omicidio.

L’accusa, che ha incalzato l’imputata con domande sulla ricostruzione dei minuti e delle ore successive alla scomparsa di Sarah, ha più volte suscitato l’insofferenza della difesa che ha attribuito al Pm la volontà di “sfiancare” la ragazza con domande ripetitive. Sabrina ha giustificato le ripetute incongruenze tra varie versioni fornite e i vuoti di memoria dicendo che in quel “momento non ero lucida, ero in confusione”. Le domande dell’accusa hanno riguardato in particolare la ricostruzione degli spostamenti e delle telefonate fatte e ricevute da Sabrina subito dopo la scomparsa di Sarah e le persone che ha incontrato mentre, con amici e parenti, girava in paese alla ricerca della cuginetta scomparsa.

In particolare, nella ricostruzione fatta da Sabrina c’é un buco di un’ora e mezzo tra le 15.30 e le 17 quando la ragazza ha accompagnato la madre nella caserma dei carabinieri per denunciare la scomparsa di Sarah. Sabrina ha detto di essere stata a casa con sua madre ma non ha saputo fornire dettagli su cosa abbia fatto. Quando il pm ha insistito su questo punto, la difesa ha sostenuto che le domande fossero non pertinenti, ma la corte le ha ammesse. Si è poi anche parlato del ritrovamento da parte di Michele Misseri del telefonino di Sarah.