Sciopero sale parto, 90% adesioni

Sale parto oggi ‘chiuse’ per protesta. E’ in corso infatti da questa mattina il primo sciopero nazionale di 24 ore di ginecologi e ostetriche che intendono così sollecitare il mondo politico a prendere atto dei problemi della categoria, anche in relazione alla sicurezza dei punti nascita sul territorio. Nasceranno, secondo le stime, circa 1.100 bambini in meno perché i cesarei programmati per oggi sono stati tutti rinviati. I ginecologi ricordano che saranno garantite le emergenze e le prestazioni non differibili, dichiarandosi pronti a riprendere il servizio qualora nei punti nascita dovessero verificarsi delle situazioni critiche. Ferme da questa mattina anche le attività di ambulatori ostetrici e consultori familiari sul territorio, con una mobilitazione che riguarda in totale circa 15mila professionisti e che vedrà a Palermo una manifestazione nazionale, indetta da Fesmed, Aogoi, Sigo, Agui, Agite, Sieog e Aio, le principali sigle di categoria.

Adesioni oltre il 90% al primo sciopero della sale parto, che coinvolge ginecologi ed ostetriche, iniziato questa mattina e che durerà 24 ore. Lo rende noto la Federazione sindacale medici dirigenti (FESMED). Il sindacato, si legge in una nota, “constata con soddisfazione che hanno aderito allo sciopero dei medici dipendenti del SSN che operano nei punti nascita, nei consultori familiari e negli ambulatori ostetrici del territorio, un numero elevatissimo di colleghi che ha superato il 90% se si escludono i colleghi precettati per garantire le urgenze e le prestazioni indifferibili”. Allo sciopero hanno preso parte con la formula dello sciopero di solidarietà anche un elevato numero di ostetriche e di medici appartenenti ad altre specialità i quali hanno voluto protestare, sottolinea la Fesmed, “per la messa in sicurezza dei punti nascita in tutto il territorio nazionale e per il problema del contenzioso medico legale in campo sanitario”. “Stiamo gridando forte – afferma la Fesmed – la nostra protesta affinché la sentano i politici e i cittadini tutti”.

Il Sistema Sanitario Nazionale “ha bisogno di una riforma totale, bene la protesta contro i tagli soprattutto alla luce dei precari servizi di assistenza che impongono, ma non quando questo provochi danni unicamente ai cittadini”. Questo il commento del Movimento Difesa del Cittadino (MDC) allo sciopero dei ginecologi di oggi per cui si prevedono 1.100 interventi rinviati, pur essendo garantite le urgenze. “Sono tante ancora le criticità che si rilevano, infatti – rileva Mdc in una nota – molte, anzi moltissime, sul territorio sono le strutture che praticano unicamente obiezione di coscienza impedendo di fatto l’aborto o l’erogazione della pillola del giorno dopo e non fornendo al cittadino la possibilità di un’alternativa, e la nostra associazione lo ha denunciato più volte”. A questo proposito, Mdc ricorda che erogare la pillola “é un dovere, e per il cittadino che ne fa richiesta riceverla è un diritto. Ci auguriamo che la protesta non sia solo causa di disagio per il cittadino, ma possa portare – conclude il Movimento – a una riflessione ben più approfondita anche su altri temi che, pur essendo all’ordine del giorno, fanno ancora troppo poco rumore”.

“Protestiamo per garantire la sicurezza a madri e neonati. Dobbiamo far conoscere a tutti la disastrosa situazione nella quale operiamo quotidianamente”. Lo afferma il presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo), Nicola Surico, commentando lo sciopero della sale parto in corso da questa mattina. Sono bloccati i parti programmati, gli esami e le visite negli ospedali pubblici e privati, ma vengono garantite le urgenze. “L’altissima adesione – spiega Surico – testimonia l’importanza e la necessità della nostra protesta. La nostra scelta può apparire estrema, ma nasce dall’urgente esigenza di far conoscere all’intera opinione pubblica nazionale la disastrosa situazione nella quale ginecologi ed ostetrici si trovano ad operare quotidianamente”. Tre sono i principali motivi dello sciopero: “i recenti tagli previsti al sistema sanitario nazionale, la mancata attuazione della riforma dei punti nascita del 2010 e l’insostenibile crescita del contenzioso medico-legale”, sottolinea il presidente Sigo. I ginecologi chiedono, tra l’altro, “un forte impegno affinché sia immediatamente applicata la riforma dei punti nascita del 2010. Quel provvedimento prevedeva la chiusura di tutti i reparti che svolgevano meno di 500 parti l’anno. Dopo due anni – rileva Surico – dobbiamo constatare che gran parte di quella riforma è rimasta solo sulla carta”. Inoltre, prosegue, “l’insostenibilità dei costi delle polizze assicurative, la difficoltà a sottoscriverle con costi elevatissimi e il mancato obbligo della tutela assicurativa da parte delle aziende ci pone in seria difficoltà in vista dell’obbligo di contrarre un’assicurazione professionale entro il 13 agosto 2013. Non è così garantita a chi opera nelle sale parto la necessaria tranquillità per lavorare al meglio”. Le forze politiche, conclude, “devono inserire il tema del contenzioso medico-legale nei programmi di governo e prevedere l’obbligatorietà della polizza assicurativa, da parte delle aziende sanitarie, ed un tetto ai risarcimenti come avviene in altri Stati”.